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“ASCOLTA, ISRAELE”… o forse “ASCOLTA ISRAELE”?

“ASCOLTA, ISRAELE”… o forse “ASCOLTA ISRAELE”?

Giulia, 27 anni

Per sette giorni ho potuto mettere i piedi su quella che in tutto il mondo chiamano “Terra Santa”. Per sette giorni quella terra mi ha costretto ad ascoltare ogni passo che ho fatto.

Solo strada facendo ho scoperto come per ascoltare – per ascoltare davvero! – due orecchie non sono sufficienti: hai bisogno di aprire bene gli occhi, di farti raggiungere dagli odori, di toccare con mano le cose, e perchè no, anche di assaggiarle.

Ci siamo messi in cammino, o come ha detto qualcuno “ce ne siamo andati per campi”, abbiamo lasciato il sentiero sicuro, per seguire qualcosa che a malapena riuscivamo a intuire.

Chissà poi se i Magi hanno davvero visto una cometa..chissà che piuttosto non abbiano seguito anche loro qualcosa che somigliava a un’intuizione appena percettibile, eppure così vera, al punto da lasciare tutto, prendere e partire.

18 giovani, 2 frati: un gruppo fra mille, uno come tanti..o forse no.

Strade diverse portano con sè andature diverse e non sempre è così immediato seguire i passi di un altro. Ma ci siamo ritrovati a camminare insieme, a passo un po’ indeciso all’inizio; e poi sempre più spedito, perchè tutti avevamo chiara nel cuore la meta, tutti eravamo in cerca di quel volto, tutti eravamo venuti lì ad “ascoltare Israele”.

Il primo giorno ci hanno detto che Dio ci aveva scelti, chiamati, ognuno dalla sua storia, ognuno con la sua storia, per camminare in quella terra. Quello che non ci hanno detto è che ci aveva scelti gli uni per gli altri. Compagni, fratelli, custodi gli uni degli gli altri.

Subito ti accorgi che non è proprio semplice seguire un’andatura che non sia la tua…ma quanta ricchezza c’è nel farsi “pellegrino di storie”. Perchè è così che accade: sei lì che cammini con qualcuno che fino a due giorni prima neanche conoscevi, e ti ritrovi a condividere pezzetti di vita che, diversamente, avresti perso. Nessuna terra vale questo.

A tal proposito, come raccontare quello che per una settimana gli occhi non sono riusciti a contenere?

Come pronunciare il nome dei luoghi di cui senti parlare da una vita – Tabor, Tiberiade, Giordano, Getsemani, Golgota… – e non sentire in profondità altro che commozione e gratitudine per averli potuti attraversare?

Come spiegare ciò che accade nel cuore quando puoi leggere la Parola nel posto in cui essa ha preso forma e vita?

Come? Non lo so…

So solo che ci sono cose che i nostri occhi hanno necessità di vedere, parole che il nostro cuore ha desiderio di ascoltare, luoghi su cui i nostri piedi hanno bisogno di camminare.

E per fare ciò, a volte è necessario liberarsi di tutto quello che ci tiene fermi, incatenati, schiavi di una terra che non ci appartiene, di una vita che non ci appartiene. E’ necessario svegliarsi, alzarsi e partire. Come Maria, come Giuseppe, come tutti quelli che nel corso dei secoli si sono fatti pellegrini per quel volto, certi che non li avrebbe delusi.

“Il tuo volto, Signore, io cerco”

Questo il motivo per cui sono partita, questa l’unica cosa di cui avevo certezza.

Che fatica ogni volta accettare che non scegli tu dove trovare il volto di Dio.

Infinite volte in quei giorni ho trovato il tuo volto, Signore.

L’ho trovato in quei luoghi dove ogni angolo parla di Te..e di me!

Sì, perchè la storia di salvezza che hai scritto all’alba dei tempi è opera tua; ma è per me che l’hai scritta, e per Irma, e per Achille, e per Chiara, e per Francesca Romana.

Per questo ognuno di quei luoghi parla di Te. E di me. E di loro. E di tutti.

L’ho trovato in chi si è preso cura di noi dall’inizio, da prima che questo viaggio prendesse forma, in chi si è messo a servizio nel silenzio e nel nascondimento.

Non sempre riusciamo a vedere i doni che ci vengono fatti. A volte bisogna saperli riconoscere diversamente, dal profumo per esempio, proprio come…“Fiori di nardo”.

L’ho trovato in chi si è fatto vicino nel cammino, modellando il suo passo sul mio, rispettando tempi, spazi e silenzi, come chi sa che la prima Terra Santa su cui camminiamo è proprio la storia di chi abbiamo accanto. Grazie Fra.

L’ho trovato in chi si è fatto pellegrino fra i pellegrini, guida e amico allo stesso tempo.

Non è immediato adattare il proprio passo al passo di un altro. Non deve esserlo con altri diciannove contemporaneamente. Solo chi sa mettersi in ascolto può riuscire. E solo chi ama, ascolta. Shemà, Simone. Grazie.

E’ vero, non basta un cuore solo a raccogliere tutto quello che trovi in Terra Santa e soltanto alla fine ho capito perchè:

“La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.” (At 4,32)

E’ a un altro cuore solo che siamo chiamati. E’ al cuore solo di Dio che siamo chiamati.

E sono abbastanza certa che nel cuore di Dio o la Terra Santa è di tutti, o di nessuno; o la storia della salvezza è per tutti, o per nessuno.